La 2B intervista la 5C: noi volontari a Faenza

La 2B intervista la 5C: noi volontari a Faenza

In questi ultimi giorni risulta più difficile trovare in prima pagina notizie sull’alluvione in Emilia Romagna. Il disastro però non è finito, quello di cui hanno parlato i giornalisti è solo la punta dell’iceberg. Fortunatamente a ricordarci quanto ci sia bisogno di rimboccarci le maniche e di continuare ad essere la “generazione del fare” ci sono Andrea e Matteo, due alunni della 5C del nostro istituto che lo scorso martedì han deciso di andare a Faenza per dare una mano. Per questo motivo abbiamo deciso di invitarli nella nostra classe per raccontarci la loro esperienza diretta sul posto.

Partiamo dalla domanda più semplice: cosa vi ha spinto ad andare?

«A spingerci è stata la voglia di aiutare le persone. Avevamo visto dei video che ci hanno particolarmente colpito. A mezzanotte abbiamo deciso di dare una mano e ci siamo organizzati nel giro di qualche ora.»

Come funziona a livello organizzativo questa attività di volontariato?

«In primis per poter partire bisogna iscriversi al sito della regione Emilia Romagna. Sul portale vengono indicate le varie città, vieni quindi mandato dove ce n’è più bisogno. È possibile raggiungerle in macchina, ma sono anche messi a disposizione dei pullman (si paga 5 euro per andata e ritorno, ovviamente devoluti poi in beneficenza) per poter raggiungere le zone più impervie. Viene consigliato di portare l’attrezzatura, ma c’è la possibilità di riceverla sul posto.»

 Cosa avete fatto appena arrivati?

«Mentre aspettavamo arrivassero altre persone per formare la squadra di volontari, abbiamo iniziato ad aiutare alcuni residenti a svuotare le loro case allagate. In un secondo momento siamo stati mandati a svuotare la cantina di un hotel che prima dello spurgo era inaccessibile. Dopo invece siamo riusciti a svuotarla. Ad accoglierci c’è stata la figlia del proprietario dell’hotel, nonostante la gravissima situazione ci hanno offerto della pizza per pranzo.»

A chi davano le colpe del disastro?

«Nessuno dava colpe a nessuno: tutti erano solamente disperati.»

Le case erano ancora abitabili?

«L’acqua c’era, la corrente era invece staccata in alcuni punti. Le fognature erano bloccate per cui ci hanno consigliato di non togliere mai stivali e guanti e lavarci subito via il fango.»

 C’erano solo residenti o altre persone come voi che venivano da fuori?

«C’erano residenti, ma ci ha colpito il fatto che molti fossero di altre zone anche lontane. Nella nostra squadra c’erano ragazzi di Trento.»

I giornali iniziano a parlarne meno o a sparare cifre a caso circa la ricostruzione. Secondo la vostra esperienza diretta quanto ci vorrà prima di tornare ad una situazione decente?

«Noi siamo stati solo un giorno, ma per svuotare anche solo la cantina dell’hotel non basterà una settimana. Crediamo la situazione possa ripristinarsi tra mesi.»

Cosa avete provato in quel momento e poi quando siete andati via?

«La realtà supera le immagini che troviamo sui giornali, c’era solo da fare silenzio ed aiutare. La figlia del proprietario ci aveva anche chiesto di restare ma purtroppo ci sono le ultime verifiche e non siam potuti rimanere. Siamo arrivati con molta voglia di fare e andati via con la voglia di tornare. Speriamo di poterlo fare al più presto.»

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