Blues: Come la musica può essere immortale

Blues: Come la musica può essere immortale

Il blues è ricordato nella storia per essere uno dei generi più importanti degli inizi del XX secolo. Fratello del jazz, in quanto nato nello stesso periodo, si è sviluppato  parallelamente influenzandolo e facendosi influenzare a sua volta. Ma com’è nato il blues e in che modo ha condizionato i generi musicali ? Mettetevi comodi, lucidate la vostra Lucille e pregustatevi la visione del film dei Blues Brothers, noi di Soundwave stiamo per raccontarvi una lunga storia…

Qui sotto: The Thrill Is Gone (B.B. King, Completely Well-1969)

Partiamo dal principio: cosa vuol dire blues e come e quando è nato?  Il tutto deriva dall’espressione “to have the blue devils”, che voleva dire avere emozioni negative, come tristezza, sconforto, ecc… Questo termine era utilizzato al tempo per riferirsi agli effetti di un’astinenza, principalmente d’alcool.

Riguardo il quando sia nato il blues: nessuno lo sa. Esatto, dato il periodo storico si hanno poche notizie certe. Questo perché il blues discende principalmente dai canti che gli schiavi del sud degli Stati Uniti facevano mentre lavoravano nei campi di cotone, quindi è pressoché impossibile definire una data precisa. 

Tuttavia, una volta abolita la schiavitù negli States (1865), i musicisti neri dei campi di cotone cominciarono a suonare in giro per le strade e nei locali, rendendo così il blues noto a livello internazionale. Il primo bluesman di cui si ricordi il nome fu Daddy Stovepipe, che era in grado di suonare più strumenti per volta (da cui poi derivò il noto termine musicale “One man band” per artisti di questo tipo).

Con gli anni a venire, il blues si suddivise sempre di più in sottogeneri, spesso e volentieri basati sulla provenienza dei musicisti. Quello più importante su suolo americano era il Chicago Blues, che influenzò il mondo musicale addirittura oltre oceano, raggiungendo la Gran Bretagna e ispirando grandi bluesman come Eric Clapton ma anche band che fecero a loro volta la storia della musica, come i Rolling Stones e i Led Zeppelin.

Qui sotto: I’m Your Hoochie Coochie Man (Muddy Waters, Singolo-1954)

Con il fenomeno dell’immigrazione dalle città del sud a quelle del nord, il blues si arricchì di sonorità e strumenti diversi. Dove prima c’era una chitarra acustica ed una fisarmonica, ora ecco la chitarra elettrica, strumento portante che ha creato il sottogenere più noto del blues, l’“Electric Blues”. Questo tipo di blues fu preceduto da T-Bone Walker, che iniziò a suonare la chitarra elettrica intorno agli anni ’40, il vero e proprio electric blues però è storicamente iniziato intorno agli anni ’50, diventando poi, la forma di blues più nota e famosa fino ai giorni nostri.

L’esponente maggiore del blues, nonché suo volto principale, è il chitarrista B.B. King, con una carriera durata fino alla sua morte (avvenuta nel 2015) e ben 70 album pubblicati. B.B. King si distinse nel mondo del blues già a partire dagli anni ’50, ma la sua carriera fu un costante crescere, anche tramite alle varie collaborazioni con cantanti non appartenenti al genere blues, come Elton John, U2, Ringo Starr, Mark Knopfler, The Rolling Stones, ecc… 

B.B. King era fedele alla sua chitarra Lucille, una Gibson ES-335, a cui dedicò una canzone e un intero album, dove racconta la sua storia e del come Lucille fosse una vera e propria compagna di vita. Gli album più noti di B.B. King sono Riding With The King, registrato insieme ad Eric Clapton, Deuces Wild, che raccoglie alcune delle sue vecchie canzoni, riproponendole con altri artisti, tra cui anche Zucchero e infine Completely Well, tra i 3 il più vecchio, che contiene la sua canzone più famosa, The Thrill Is Gone.

Qui sotto: Lucille (B.B. King, Lucille-1968)

Un altro grande bluesman, che purtroppo riuscì a pubblicare solo 4 album in studio nella sua breve vita, fu Stevie Ray Vaughan, annoverato tra i più grandi dell’epoca, davvero il miglior bluesman bianco americano. Con un fratello maggiore che già suonava, Jimmie Ray Vaughan, (anche lui chitarrista blues/rock con cui poi Stevie compose Family Style), iniziare a suonare fu piuttosto semplice per lui. Mollò la scuola a diciassette anni per concentrarsi esclusivamente sulla musica. Nel 1990 però, Stevie perse la vita in un incidente aereo, dopo che il suo elicottero con all’interno anche 3 membri della troupe di Eric Clapton, si andò a schiantare contro una collina per colpa della fitta nebbia. Se non avesse insistito, al suo posto su quell’aereo sarebbe salito suo fratello Jimmie. Tra le sue canzoni più famose possiamo ritrovare Pride and Joy, Little Wing e Mary Had a Little Lamb.

Qui sotto: Pride and Joy (Stevie Ray Vaughan, Texas Flood-1983)

Ma i bluesman non furono solo americani, basta guardare Eric “Slowhand” Clapton, ad oggi uno dei migliori chitarristi di sempre. Eric Clapton oltre il blues suonò anche molto rock (è nota la sua militanza nei Cream e il suo tocco nella canzone Sunshine of Your Love, oppure nei Derek & the Dominoes con la iconica Layla), ma Eric Clapton nasce con salde radici blues, il chitarrista stesso raccontò di cercare disperatamente di replicare gli accordi dei bluesman più noti. Come B.B. King, anche Clapton fece innumerevoli collaborazioni: come detto in precedenza, fece un album intero con B.B. King, ma collaborò anche con altri giganti del blues come Stevie Ray Vaughan, Buddy Guy, ma anche di esterni al genere, come Bob Dylan, Phil Collins, Sting, Bob Marley, e anche lui collaborò con l’italiano Zucchero. Ma vi siete chiesti come mai il suo soprannome è “Slowhand”? A quanto pare quando stava ancora imparando a suonare la chitarra, il suo maestro gli ripeteva costantemente “You’re good, but still have a slow hand”, ovvero “Sei bravo, ma continui ad avere una mano lenta”. Eric Clapton si distinse tra gli altri bluesman per la sua velocità alla chitarra.

Qui sotto: Layla (Derek & The Dominos, Layla and Other Assorted Love Songs-1970)

Ad oggi il blues è tutt’altro che morto, ed ha ancora una buona fetta di mercato (a differenza del suo fratello jazz, che non si è saputo adattare alle esigenze odierne). Oggi giorno un giovane bluesman, che si sta facendo spazio tra i “big” del suo genere è Christone “Kingfish” Ingram. Il suo primo album è uscito nel 2019, quando aveva solo 20 anni. Attualmente ne ha 24 ed ha già suonato con musicisti della portata di Buddy Guy e The Rolling Stones ed è già stato affiancato a musicisti del calibro di B.B. King, Jimi Hendrix e Prince.

Qui sotto: Outside Of This Town (Christone “Kingfish” Ingram, Kingfish-2019)

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